Riforma del sistema finanziario Usa in pillole

Punti salienti riforma del sistema finanziaria passata stanotte dal Senato (da armonizzare con la versione passata mesi fa dal Congresso), tenuto presente che non c’è ancora nulla di certo finché non arriva sulla scrivania del presidente: in ballo soprattutto le esenzioni dai maggiori controlli per particolari categorie produttive (costruttori di automobili):

– la versione del Senato è per certi versi più restrittiva di quella del Congresso, per altri meno. L’armonizzazione richiederà settimane, se non mesi

o prende finalmente corpo la Volcker Rule, tesa a proibire il cosiddetto proprietary trading da parte delle grandi banche di investimento. Il proprietary trading si usa per descrivere il fenomeno per cui la banca impiega i propri soldi (e non quelli dei clienti) in attività rischiose, mettendo a repentaglio le risorse dei clienti. Allo stesso modo si impone alle banche di scorporare le generiche operazioni in derivati. E’ l’attività attualmente più lucrativa per le banche, che ha permesso ingenti utili nel I trimestre 2010. Wall St. opporrà strenua resistenza, la legge risponderà negando il finanziamento di ultima istanza da parte della Fed nel caso di mancato adeguamento allo spin off

o analogo divieto per le banche d’affari nell’investire in hedge fund e private equity, gli attori che più di tutti speculano (quindi rischiano sui mercati)

o cavallo di battaglia di Christopher Dodd, presidente della commissione bancaria del Senato: istituzione di un’agenzia per la protezione dei consumatori di strumenti finanziari, che vigili sui prestiti cosiddetti abusivi, dati cioè a chi non può permettersi di ripagarli. E’ il provvedimento che riguarda maggiormente la vita dei cittadini americani. Va a colpire il cuore del problema “subprime”. Il Congresso la vuole indipendente, il Senato la mette sotto la Fed

o Il salvataggio delle imprese in difficoltà – specie se banche – dovrà avvenire a costo zero per il contribuente, attraverso un fondo (ancora non si sa quanto grande e finanziato da chi – la legge del Congresso parlava di 150 miliardi $ prelevati con tasse patrimoniali alle grandi banche) cui attingere in caso di liquidazione di azionisti e maggiori creditori. In caso di salvataggi, i regolatori avranno pertanto la facoltà di smembrare gli istituti finanziari e di venderne gli asset. Obiettivo: impedire il concetto del “too big to fail”

o I principali istituti finanziari saranno obbligati a mettere da parte molti miliardi di dollari di capitale proprio a fronte delle loro attività rischiose, abbassando in particolare la leva finanziaria consentita

o Gli strumenti di finanza derivata non passeranno più dai mercati Over the Counter – cioè non regolamentati – ma verranno assoggettati a obblighi di trasparenza e richieste di margini di garanzia come un titolo ordinario. Importante che questi strumenti – che spesso hanno una preponderante componente “naked”, ossia scoperta rispetto all’attività sottostante cui si riferiscono – passino per una figura terza che compensi una delle due controparti nel caso la situazione del sottostante esuli dalle possibilità di pagamento. Questo servizio non sarà ovviamente gratis per gli operatori finanziari, ma richiederà maggior circospezione [avversione al rischio], nel tentativo di legare maggiormente i prodotti derivati al nozionale a cui sono appiccicati

o Il punto sulle agenzie di rating non dice in realtà nulla di nuovo: si ribadisce una supervisione più severa e l’incentivo della concorrenza nel mercato delle rating agenzie, in modo da avvantaggiare le piccole. E’ uno degli aspetti meno innovatori

– La Fed amplierà le sue prerogative ben aldilà della politica monetaria: l’ingerenza, in senso lato, della sfera pubblica si fa ancora più forte. I mercati la prenderanno male, specie se il corso legislativo impiegherà troppo tempo per concretizzarsi, in un senso o nell’altro.

1 Responses to Riforma del sistema finanziario Usa in pillole

  1. […] L’ultimo rapporto del Bureau of Labor Statistics parla chiaro: in maggio negli Stati Uniti sono stati creati solo 431mila nuovi posti, 411mila dei quali per le operazioni di censimento. Dunque, persone che a breve torneranno tra le fila dei disoccupati. Questa stagnazione del mercato del lavoro significa che “molti americani rimarranno sotto stress finanziario”, ha aggiunto Bernanke. Una previsione che potrebbe allarmare l’intero comparto bancario a stelle e strisce, già alle prese con i nuovi vincoli previsti dalla riforma di Wall Street. […]

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